Regia: Darren Aronofsky; con: Natalie Portman, Mila Kunis, Winona Ryder, Vincent Cassel, Barbara Hershey
Natalie Portman Premio Oscar 2011 Miglior Attrice
Voto: 4 su 5
Devo sforzarmi di non esagerare con i superlativi. Bellissimo il film, bravissima e bellissima la protagonista Natalie Portman, molto convincenti e in ruolo i coprotagonisti ben diretti dal regista, bellissima la colonna sonora (Lago dei cigni di Pyotr Ilyich Tchaikovsky), coinvolgente e ammaliante l'atmosfera magica del balletto come lo rapppresenta Aronofsky. Potrei probabilmente fermarmi qui, cosa dire di più per sottolineare le qualità de Il cigno nero? Ma qualcosa vale la pena di aggiungere. Solo per la cronaca, Il cigno nero mi è stato fortemente consigliato da mia figlia che manifesta sempre più una bella passione per il cinema. E' uno dei miei punti di orgoglio sia come cinefilo che come padre. Da qualcuno avrà pur preso, no?
Cominciamo dal regista, Darren Aronofsky. All'inizio mi diceva qualcosa, mi ricordava qualcosa, ma non riuscivo a focalizzare bene cosa. Poi, leggendo il suo curriculum, è saltato fuori che è anche il regista di The Wrestler, altro gran bel film di un paio di stagioni fa, protagonista il redivivo e in stato di grazia Mickey Rourke. In comune con The wrestler a ben vedere qualcosa c'è anche nel Cigno. Entrambi i protagonisti sono ad un punto di svolta della loro vita. A fine carriera e a pezzi il campione di wrestling Rourke, abbruttito e devastato da anni di lotte sul ring, con il cuore diviso e spezzato tra una ragazza di vita con cui amoreggia saltuariamente e la figlia che sembra averlo rinnegato e dimenticato come padre (ma la cosa è vicendevole, sia pure da punti di vista opposti). Dall'altra parte abbiamo l'eleganza, la leggiadria e la bellezza di Nina, ballerina classica in ascesa cui si aprono le porte del successo quando ottiene il ruolo principale nel Lago dei cigni. Un punto di svolta anche per lei, dunque. Ma anche per la leggiadra Nina la vita non è facile, nonostante le atmosfere rarefatte ed eleganti in cui è immersa. Deve fare i conti (e li fa da sempre) con una mamma oppressiva e castrante che proietta sulla figlia ciò che lei non ha potuto o saputo essere nella danza. Una mamma-sergente di ferro che la plagia e la mette sotto una campana di vetro indirizzando la sua vita in unica direzione: la danza e il successo. Risultato: un'esistenza irregimentata tra scarpette da ballo e diete ferree, con una evidente e paurosa carenza di autostima e di vita sociale, sacrificata alle prove e alla carriera fin da bambina.
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Darren Aronofsky mette in scena, in Black Swan come per The Wrestler, una storia in cui si intrecciano corpi e anime, lo sportivo e la ballerina, con un cocktail devastante che contiene tutto il dramma di due vite. I due finali sono tragicamente diversi. A voi la visione.
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