di Alicia Giménez-Bartlett
Alicia Giménez-Bartlett ha scelto, fin dall'attribuzione del nome del personaggio (Pedra Delicado, un vero ossimoro!), di creare una figura femminile di poliziotta ambigua, a due facce, duplice e ambivalente. Sul piano umano una donna sensibile, colta e facile all'innamoramento (ma anche il contrario, con tre matrimoni alle spalle...); sul piano professionale, una vera e propria dura. Una piedipiatti con tutti i crismi che punta diritta al bersaglio e non molla la presa se non a enigma risolto. Non è una poliziotta d'azione, quanto piuttosto una investigatrice, un'analista di fatti e di indizi, di caratteri umani, di circostanze, di situazioni. Un lavoro di fino, piuttosto che di quantità. A quello ci pensano gli altri, i personaggi di contorno che pure hanno un gran peso nell'economia strutturale della serie. C'è il fido vice ispettore Fermin Garzon (una vera spalla comica che fa da contraltare alla rude ispettrice Delicado) e le due assistenti Yolanda e Sonia, che entrano in gioco per la bassa manovalanza. La vera mente investigativa però è lei, Petra, brillante quarantenne di bell'aspetto, plurimaritata e pluridivorziata, che non disdegna una fresca birretta a qualunque ora del giorno come potrebbe fare il grande Maigret.
Ma, lo dico chiaramente, a me Petra non sta per nulla simpatica. Il personaggio è troppo caratterizzato secondo un cliché di donna moderna e aggressiva. Tratta con sufficienza e alterigia i suoi collaboratori, salvo quando ritiene di voler assumere atteggiamenti camerateschi. Sempre pronta a far valere i gradi gerarchici, ad alzare la voce e a maltrattare quel povero diavolo del vice ispettore Garzon. Il quale a sua volta, giustamente, non perde occasione per stuzzicarla e provocarla. Per non parlare delle sue relazioni affettive. Con tre mariti in archivio ha il suo bel da fare anche con uno stuolo di figli acquisiti con le famiglie allargate. Ma sempre con quel pizzico di supponenza indisponente. Opinione mia personalissima, ovviamente, ma bisogna dire che si tratta comunque di un quadretto contrastato molto ben studiato ed anche efficace, bisogna riconoscerlo. A tutto onore di Alicia Giménez-Bartlett che si è conquistata un posto d'onore nel panorama della letteratura poliziesca, non solo europea.
In questo episodio
-Gli onori di casa- la vicenda si sposta anche in Italia, essendo coinvolto nelle indagini della polizia di Barcellona anche un killer della camorra napoletana in trasferta. Una volta tanto ci vengono risparmiate le solite caratterizzazioni "all'italiana" sia di malviventi che di poliziotti, mantenendo tutto su un piano di sobrietà. Per inciso, la Polizia italiana ci fa anche una discreta figura, il che non guasta affatto, una volta tanto.
Una considerazione sul libro in oggetto. Le indagini vertono sulla riapertura di un caso già chiuso di omicidio. Colpevoli individuati e condanne scontate. Tuttavia qualcosa che non quadra c'è ancora ed è per questo motivo che indagini supplementari vengono affidate all'ispettore Delicado e al suo team. Tra Spagna e Italia la vicenda si rivela abbastanza complessa avendo a che fare con reati valutari e traffici internazionali di riciclaggio di denaro sporco. Ma da sottotraccia rimane l'omicidio originale, quello di un ricco imprenditore, assassinato durante un "convegno amoroso" con una giovane prostituta. L'epilogo e relativo colpo di scena, che ovviamente non rivelerò, mi ha rimandato all'ultimo romanzo di
Andrea Camilleri, Un covo di vipere, per analogie rilevanti relative all'ambiente familiare nel quale si sviluppa la storia. Sia il maestro Camilleri che l'iberica Giménez-Bartlett, hanno scelto di scavare a fondo l'ambiente più segreto della famiglia, la cellula base della nostra società (sia essa italiana che spagnola). Come dire che al di là dei grandi delitti anche con rilevanza internazionale, il male e le sue radici sono lì vicino a noi, dove forse non ci aspettiamo di trovarle (o non vorremmo trovarle...).