venerdì 8 febbraio 2013

Libri. Una sporca storia per il commissario Piazzi

Occhi chiusi
di Giulio Massobrio
 
Un po’ Montalbano, un po’ Maigret. Vi presentiamo il commissario Piazzi. Il suo esordio vi sorprenderà.
Così recita in copertina lo slogan pubblicitario dell'editore. Invece che sulla fascetta come si usa solitamente. Un po' Montalbano e un po' Maigret. Vero, non vero? Paragone esagerato o meritato? Francamente il dilemma non mi attizza più di tanto perché sono convinto che ogni scrittore abbia una sua cifra letteraria e che cercare di etichettarlo o ingabbiarlo in schemi preconcetti sia sbagliato e fuorviante. Mi preme di più dire che questo libro di esordio di Giulio Massobrio si fa leggere con piacere pur senza entusiasmare. Gli manca quel quid per fare il salto di qualità per agganciare l'interesse del lettore. E' il racconto di una vicenda di cronaca nera, anzi nerissima, che si svolge in una piccola e tranquilla città di provincia (Alessandria), come ce ne sono tante. Una tranquillità apparente, perché basta scavare sotto la crosta stantia del perbenismo borghese di facciata ed ecco che viene fuori di tutto e di più. Per di più con tanti e inconfessabili scheletri nell'armadio del periodo post bellico e post fascista italiano. Una realtà sconcertante e vomitevole di pedofilia e sadismo, travisata e nascosta dalla buona borghesia benestante cittadina, che bada principalmente a fare i propri affari e coltivare i propri vizi. Qui siamo di fronte ad un omicida seriale che inizia a uccidere in maniera spettacolare le sue vittime con un'arma antica e desueta (uno stiletto) avendo cura di chiudere gli occhi alle sue vittime. Particolare all'apparenza insignificante seppure ripetitivo, questo, che l'abile commissario Piazzi rileva con lungimirante sagacia permettendogli di non farsi ingannare dalle apparenze, puntando diritto al bersaglio. Intorno al commissario da un passato partigiano (la vicenda è ambientata nel 1961) si muovono i suoi stretti collaboratori investigativi (ispettori, agenti di P.S. ecc.) e amici di lunga data con cui condivide le sue ansie, i dubbi e le difficoltà nel portare avanti le indagini. Tra le figure di contorno troviamo l'immancabile Signor Questore che, chissà perché, deve essere sempre dipinto come un emerito pallone gonfiato. In questo sì, il collegamento a Montalbano è immediato. Ma nulla di più perché alla coppia Piazzi/Massobrio manca del tutto quella vena sarcastica e dissacrante della creatura di Andrea Camilleri. Fa quasi tenerezza vedere i personaggi del libro svolgere le loro attività delittuose e investigative in maniera vintage. L'ispettore insegue un sospetto in bicicletta, cerca disperatamente una cabina telefonica, riceve dal suo superiore la raccomandazione di portarsi sempre dietro una manciata di gettoni per comunicare con la centrale di polizia... Sapore di tempi andati, in cui l'intuito investigativo era la prima arma degli inquirenti piuttosto che le sofisticate indagini di super esperti in camice bianco e microscopio dei RIS, CSI & soci.
In definitiva, quello di Giulio Massobrio e del suo commissario di Alessandria è un esordio più che discreto, anche se non del tutto convincente e coinvolgente. Lo attendiamo con fiducia alla prossima prova che sicuramente non mancherà, perché l'impianto narrativo è di quelli ben predisposti a sostenere sviluppi notevoli. Ce lo auguriamo davvero.

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