I sette condannati per il terremoto a L'Aquila |
Attenzione, la chiave di tutto questo pasticcio sta nella parola "IMPROBABILITA'". Improbabile non significa impossibile, dunque non esclude l'eventualità infausta che un certo evento possa accadere. Sembra un concetto talmente banale e di comune comprensione da sembrare del tutto superfluo chiarirne o approfondire il significato. E invece proprio intorno a questo termine si gioca la sentenza di condanna dei giudici aquilani. Che hanno evidentemente interpretato in modo conclusivo ed esclusivo l'uso del termine "improbabile" da parte di quel comitato di scienziati come se avessero tassativamente escluso che esistesse il rischio di terremoto. Che invece ci fu e provocò centinaia di morti.
Che cosa si vuole da uno scienziato, che cosa ci si aspetta dalla scienza? La sensazione è che si voglia o si pretenda la certezza assoluta senza margini di errore. Altrimenti non si spiegherebbe l'incriminazione e la condanna dei sette scienziati. Ipotesi, incertezze o imponderabilità non sono gradite, anzi diventano un reato perseguibile. Come infatti è successo a L'Aquila. Semplicemente assurdo. Non mi pare che occorra aggiungere altro, talmente lapalissiani sono gli opposti concetti di probabilità/improbabilità e di possibilità/impossibilità. E verrebbe da chiedersi come avrebbero dovuto comportarsi i sette condannati per evitare i guai con la giustizia. Ordinare un'evacuazione di massa? Dove, in quali località? L'Aquila, tutto l'Abruzzo, il centro Italia? Seminare il panico diffondendo la notizia (falsa e non dimostrata) che ci sarebbe stato un forte terremoto? E quando?
Mi viene in mente un episodio che si perde negli anni passati. Era il 1976, a maggio. Il giorno 6, verso le 21 ci fu la terribile scossa di terremoto del Friuli che portò anche in quell'occasione morte e distruzione. Mi ricordo benissimo l'episodio perchè l'ho vissuto sulla mia pelle, sebbene fortunatamente non abbia avuto alcuna conseguenza diretta o personale. Ma la paura, lo sconcerto e il disorientamento di quei momenti sono stampati nella mia mente. E li rivivo ogniqualvolta succeda di sentire la terra tremare, non escluso il sisma dell'Emilia della primavera scorsa. Un episodio curioso, che all'epoca era una battuta che faceva ridere e serviva a sdrammatizzare l'atmosfera terribile di quella sera maledetta. Pochi minuti dopo la scossa delle 21 una delle radio private locali, Radio Padova, aveva dato l'annuncio del fatto. Ma naturalmente ancora non si aveva un quadro della situazione di quanto era successo a duecento km di distanza, in Friuli. La battuta sentita alla radio era questa: "Forte scossa di terremoto in città, ma l'epicentro è molto più a nord, in Friuli. I carabinieri sono sulle tracce dei responsabili!". Una battuta infelice quanto disarmante nella sua stupidità. Ebbene, 36 anni dopo quel 1976, una sentenza del tribunale condanna un comitato scientifico per non aver saputo prevedere il terremoto de L'Aquila. La realtà supera la fantasia. Assurdo, ma è così.
Nessun commento:
Posta un commento