sabato 17 marzo 2012

Libri. C'è poesia in Amazzonia

Il vecchio che leggeva romanzi d'amore
di Luis Sepùlveda

L'Amazzonia, un oceano verde di vegetazione selvaggia. Il polmone verde del pianeta. La natura incontaminata che resiste alla colonizzazione industriale e allo sfruttamento delle sue ricchezze. Luis Sepulveda ci racconta questo oceano verde incontaminato con gli occhi di un vecchio semianalfabeta, che ha vissuto a lungo con gli indios nativi e da loro ha assimilato conoscenze e abitudini. Ma soprattutto ha imparato a rispettare la foresta amazzonica e le creature che vi vivono in un equilibrio naturale che tutto regola e tutto governa.
A minare questo equilibrio naturale, manco a dirlo, sono gli uomini. Gringos americani o cercatori d'oro, avventurieri, cacciatori o semplici sprovveduti, tutti pensano di potersi arrogare il diritto di penetrare a piacimento nella foresta e oltraggiarla senza rispetto. Ed è proprio un gringo cacciatore che fa strage dei cuccioli del tigrillo, il temibile felino amazzonico molto simile al puma. Una strage selvaggia, senza motivo e inutile perchè le pelli dei cuccioli sono troppo piccole e dunque inservibili. Ma la logica e il rispetto non sta di casa da quelle parti e fra quella gente. Così il tigrillo femmina impazzisce dal dolore e incomincia a sfogare la sua rabbia disperata assalendo e uccidendo chiunque gli capiti a tiro. Umani, naturalmente.
Il vecchio Antonio José Bolívar Proaño legge romanzi d'amore, scelti più  o meno a caso purchè molto romantici e molto lacrimevoli, perchè "parlano d’amore con parole così belle che a volte gli facevano dimenticare la barbarie umana”. E' a lui che il sindaco del piccolo villaggio di El Idilio si rivolge per dare la caccia al tigrillo. E' l'unico ad avere sufficiente conoscenza della foresta e degli animali che la popolano per riuscire nell'impresa di debellare la mortale minaccia che assedia il villaggio. Qui Sepulveda costruisce il momento topico della vicenda, fissando il conflitto del vecchio combattuto dalla necessità di portare a termine il suo compito e la convinzione di stare facendo un'azione malvagia. Gli indios gli hanno insegnato a non uccidere gli animali se non per cibarsene e in questo principio sta l'essenza del rispetto per la natura e la grande foresta. Una tormento interiore che il vecchio si porta dentro e a stento riesce ad essere mitigato dai suoi amati romanzi d'amore.

Luis Sepulveda riesce a raccontare questa vicenda con grande maestria tessendo un intreccio di storie e di uomini e donne e di descrizioni della natura selvaggia e dei suoi abitanti, umani e animali. Non sono tanti i personaggi del libro, ma sono tutti ben tratteggiati e delineati. Tra questi il dentista itinerante che due volte l'anno arriva con la sua barca per curare i denti della gente del posto. Il dottore ce l'ha a morte con il governo, qualunque esso sia, non fa differenza. Anche il mal di denti dei suoi pazienti è colpa del governo. Ma non è l'unico. C'è il sindaco, laido e corrotto. Anche la pioggia tropicale che scende impietosa riesce quasi a diventare un personaggio del romanzo, tanto è presente e reale nel racconto. Sepulveda riesce a farci amare tutto quel mondo verde e per noi lettori occidentali del tutto sconosciuto e misterioso. Un mondo verso il quale siamo istintivamente diffidenti, abituati come siamo al nostro stile di vita in cui il concetto di natura al massimo è rappresentata dalla passione per il giardinaggio sul terrazzo di casa.
C'è molta poesia in Amazzonia a cominciare dal dolore del tigrillo per la morte dei suoi cuccioli. Il merito di Sepulveda è anche quello di riuscire a farci amare quel dolore d'animale.

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