venerdì 30 agosto 2013

Libri. Rugby Mar del Plata, uniti fino alla morte

Mar del Plata
di Claudio Fava


E' una storia vera, raccolta a distanza di anni da un giornalista argentino dalla viva voce dell'unico superstite della vicenda e poi riportata su libro da Claudio Fava. Il fatto che siano passati decenni dai quei tragici fatti non allenta minimamente la tensione di quei momenti. E il racconto, sebbene con qualche limite di scrittura che -ahimè- non mi ha convinto, attanaglia il lettore in un crescendo a cui è difficile sottrarsi sospendendo la lettura del libro. Che infatti si divora in un baleno. Il periodo storico è quello degli anni '70 e seguenti, in cui l'Argentina fu in mano alla giunta di militari comandata dal generale Videla. Una banda di assassini infami e vigliacchi che in nome della madre Patria da difendere dai comunisti hanno insanguinato un'intera nazione. Le cifre parlano di 30.000 morti, molti dei quali mai neppure ritrovati cadaveri. E' stato il tempo tragico dei desaparecidos e delle torture dei militari. Bastava un semplice sospetto per sparire dalla circolazione. E i più fortunati venivano eliminati con un colpo alla testa. I più disgraziati invece subivano indicibili torture.

Il protagonista si chiama Raul, è argentino ed è un giocatore di rugby. La sua squadra è il Mar del Plata, che guida la classifica. E' un manipolo di giovanissimi, in parte studenti, in parte lavoratori o dopolavoristi. Gente che unisce il sacrificio per il lavoro e lo studio con la passione per il rugby. Sport di nobili principi che in Argentina gode di notevolissimo seguito di pubblico e di tradizione. Non che possa competere con il calcio, ma certamente è uno sport molto apprezzato.
Il Mar del Plata nel giro di un campionato non esiste più. I giocatori, uno ad uno, morti, tutti, per mano dei sicari della giunta militare. Il primo a morire, colpevole di essere iscritto ad una associazione studentesca invisa ai militari, viene ricordato dai compagni con un minuto di raccoglimento all'inizio della partita di campionato. Solo che quel minuto ne durò ben dieci. I suoi compagni rugbysti lo volevano ricordare così. Un affronto per il governo. Il fatto fece scalpore e la gente, sia pure sottovoce, ne parlava. Il pubblico allo stadio aumentava ad ogni incontro; la squadra guidava il campionato e non era chiaro se il tifo fosse per i meriti sportivi della capolista o per il coraggio dimostrato nel ricordare il compagno morto. E allora i morti diventano due, poi tre, poi uno alla volta tutti furono decimati dagli aguzzini dei militari.

Lui, Raul, è l’unico sopravvissuto. Una squadra di fantasmi. Mentre l’Argentina si prepara a trasformare i campionati del mondo di calcio del 1978 nella vetrina del regime, tra la giunta militare e quei ragazzi si accende una sfida che non prevede armistizi. Uno dopo l’altro i giocatori spariscono: ma per ogni giocatore ucciso, un ragazzino del vivaio viene promosso titolare. Uniti intorno alla squadra e ai compagni uccisi, oltraggiati, torturati. Eppure avrebbero avuto la possibilità di salvarsi scappando in Francia, dove avrebbero trovato ospitalità come esuli e come rugbysti. Invece no. Il coraggio e l'orgoglio li tenne ancorati alla loro terra, al loro paese, alla loro squadra. E così, mentre il mondo celebra l’Argentina campione del mondo di calcio fingendo di non sapere cosa stia accadendo, i ragazzi del Rugby La Plata continuano a giocare, a vincere, sapendo che potrebbe essere la loro condanna a morte. E così è, infatti. Fino all'ultimo rimasto: Raul. L’ultima di campionato si porta in campo una squadra di ragazzi. Più lui, miracolato, chissà perché. Anche l'allenatore viene fatto fuori, non dopo aver subito terribili torture. Per la giunta militare, che assiste alla finale di campionato dalla tribuna con le divise tirate a lucido sul palco d’onore, sarà il campanello d'allarme dell’inizio della fine. Ma solo dopo altri anni di dittatura, di morte, di violenze.
Una storia vera, , di rugby e politica, di violenza indicibile e di amore e rispetto per se stessi, per i propri ideali di libertà. Raccontata con passione trent'anni dopo perché nessuno debba dimenticare il sacrificio di quegli innocenti.

2 commenti:

Giovanni Sonego ha detto...

Hai ben sintetizzato la trama, ma ti è piaciuto o no? Pregi e difetti, quali sono?

Unknown ha detto...

Uhm, evidentemente non si capisce. In sintesi il libro mi è piaciuto molto sul lato emozionale, perché coinvolgente nella sua drammaticità. Al contrario mi ha lasciato piuttosto freddo e dubbioso sotto il profilo della scrittura, specie nella prima parte del libro quando l'autore introduce i personaggi e cerca di definire il perimetro nel quale si svolge il racconto. Quando poi prende il sopravvento il fluire e il precipitare degli eventi, la scrittura si distende e si fa più agile e sciolta, con meno attorcigliamenti lessicali.
Un saluto a te.

Angelo