domenica 26 febbraio 2012

Film visti. In time, il tempo è denaro!

In Time
Regia: Andrew Niccol
Con Justin Timberlake, Amanda Seyfried, Olivia Wilde.

[Voto: 2,5 su 5]



Il tempo è denaro. In questo saggio adagio popolare si può concentrare tutto il succo del film di oggi. E non ci sarebbe molto da aggiungere, se non che l'idea base è accattivante quanto bislacca e fantascientifica.
In una ipotetica società del futuro la piramide sociale non è molto diversa da quella di reale che conosciamo e viviamo quotidianamente: ci sono i ricchi e ci sono i poveri. Quello che fa la differenza è la moneta. Non più il denaro, bensì il tempo monetizzato. Le compravendite, la retribuzione del proprio lavoro, tutto si regola con lo scambio di tempo invece che di denaro. Una telefonata costa un minuto di vita, un'auto d'epoca vale ben 59 anni. Ma non basta. Il genere umano non invecchia più. Il DNA geneticamente modificato smette di far invecchiare il corpo umano al raggiungimento dell'età di 25 anni. Dopodichè tutti mantengono definitivamente l'aspetto fisico del momento. Hanno un bonus gratuito di un anno di vita, terminato il quale moriranno all'improvviso. Per continuare a vivere dovranno guadagnare tempo attraverso il lavoro o sfruttando un patrimonio di famiglia, per i più fortunati. In conseguenza di questo meccanismo ci troviamo di fronte ad affascinanti mamme ottantenni (la sempre bella Olivia Wilde) che dimostrano invece venticinque anni, apparentemente coetanee dei loro figli e nipoti. Insomma, è il classico mito dell'eterna giovinezza realizzato geneticamente per tutti gli esseri umani. Ma per continuare a godere della vita e della giovinezza bisogna accumulare ricchezze, cioè tempo. Tempo passa di mano proprio come il vil denaro. Si cede, si presta e si regala. Ma si ruba, anche. Si mette in banca e si chiedono interessi. In nome del tempo si vive e si uccide. Si accumula avidamente custodendolo in cassaforte in una sorta di distributore portatile di minuti-giorni-anni. Una sorta di futuristico bancomat. Come per i dollari o gli euro della vita reale c'è sempre chi si trova al vertice della piramide e dispone di tempo personale per migliaia di anni e chi invece vive letteralmente alla giornata ricevendo per il proprio lavoro solo di che sopravvivere per pochi giorni. Quindi oltre all'eterna giovinezza il genere umano ha di fatto anche il dono/privilegio dell'immortalità. Accumulare migliaia di anni di vita equivale di fatto all'immortalità. Peccato che il privilegio sia appannaggio di una ristrettissima cerchia di super ricchi.  E dove sarebbe la novità...? Anche nella realtà del giorno d'oggi esistono spietate e inique sperequazioni sociali, dove accanto ai multimiliardari paperon de' paperoni sopravvivono a stento milioni di esseri umani in una lotta senza sosta con la morte.
Justin Timberlake e Amanda Seyfried
In definitiva l'idea del film è apprezzabile, gli interpreti sono tutti belli e affascinanti (Justin Timberlake e Amanda Seyfried sono proprio una bella coppia), ma tutto sommato, nulla di nuovo sotto il sole...
Quindi, a dirla tutta, di fantascientifico c'è ben poco salvo l'idea iniziale. Esaurita la quale il film si riduce ad un poliziesco di medio cabotaggio, neanche tanto spettacolare o di suspence, con i due bellocci eroi paladini dei derelitti che scimmiottano alla lontana Bonnie & Clyde.

domenica 19 febbraio 2012

Film visti. War horse ovvero "Salvate il soldato Joey"

War Horse
Regia: Steven Spielberg
Con: Jeremy Irvine- Peter Mullan- Emily Watson- Niels Arestrup

[Voto: 4 su 5]



Maledetto Spielberg. E' riuscito a farmi piangere come un vitellino da latte nella scena madre di questo suo ultimo film che, tanto per gradire, si è già intascato ben 6 nomination agli Oscar 2012. Chissà, forse è che sto invecchiando..., ma non mi era mai successo di "aprire i rubinetti" in questo modo.
Il film è tanto bello e di buoni sentimenti quanto ingenuo, infantile e trasparente nella sua concezione e impostazione. Forse perchè è tratto da un best seller per ragazzi (autore tale Michael Morpurgo a me -lo ammetto- totalmente sconosciuto) o perchè è il cinema stesso di Spielberg che ha questa dote innata di innocenza che gli consente di raccontare una storia drammatica e complessa (si parla di guerra e di morte) in maniera semplice e naturale come si farebbe con un bambino.
Nonostante il titolo possa trarre in inganno, War horse non è un film di guerra, bensì sulla guerra. Guerra che fa da sfondo a tutta la vicenda che ha come protagonista e filo conduttore il puledro purosangue Joey. Siamo nei giorni che precedono lo scoppio della I° Guerra mondiale, in Inghilterra. Joey è un puledro che cambia padrone e passa dalle dolci campagne del Devon alle cariche della reale cavalleria britannica contro le truppe nemiche austro-ungariche (scene da antologia girate da Spielberg...). Poi il destino del cavallino lo fa rimbalzare da due disertori prussiani ad un mite agricoltore francese e a sua nipote che non fanno a tempo ad affezionarsi che già Joey viene requisito per trainare cannoni nel fango delle zone di guerra fino alla morte per sfinimento. Destino mortale a cui si sottrae solo in virtù della sua forte fibra. Ma nella fuga finisce nella terra di nessuno tra i due eserciti che si fronteggiano da opposte trincee. E qui arriva la parte più bella del film, girata con tutta la maestria di Spielberg. Sono infatti le scene di battaglia le migliori del film e la drammaticità della storia di Joey assume toni epici proprio nella terra di nessuno, tra mine e filo spinato. Tuttavia la guerra e la sua aura di morte fanno sempre solo da sfondo del racconto, perchè il vero asse portante sono gli esseri umani e i loro sentimenti che il puledro Joey incontra lungo la sua strada. Da sottolineare che in questa operazione narrativa Spielberg riesce ad evitare il pericolo di umanizzare il puledro come sarebbe nel classico stile disneyano cinematografico. No, il cavallo rimane un cavallo e non sconfina in umanizzazioni imbarazzanti e banalizzanti.
Probabilmente War horse non è un capolavoro e non passerà alla storia come uno dei migliori film del Maestro Spielberg, ma rimane un gran bel film da godere ad occhi aperti, lasciandosi alle spalle opinioni e pregiudizi, per scoprire che anche tra i "cattivi" prussiani ci sono persone di buoni sentimenti e che nonostante la guerra anche due nemici possono fare amicizia e stringersi la mano. Sogni e utopie? Sì, forse, ma anche no. Perchè le storie di guerra, quella vera, raccontano anche tanti di questi episodi di varia umanità. 
Ma questo Spielberg di War horse è quello fenomenale della prima mezz'ora di Salvate il soldato Ryan, ovvero un Maestro. Uno che riesce a farti odiare la guerra con la sola forza espressiva che ha il cinema.

P.S.: in sala c'erano parecchie famiglie con bambini. Non so se questo sia proprio un film per bambini in senso stretto. Temo che possano annoiarsi perchè, come ho detto, il puledro Joey è trattato per quello che è, cioè un cavallo senza umanizzazioni furbe e ammiccanti.
Un episodio simpatico: come mia abitudine mi fermo a leggere i titoli di coda. Il pubblico intanto defluisce e lascia la sala. Passa accanto a me un bimbo di non più di 5-6 anni. Mi guarda perplesso e mi dice: "ehi signore, il film è finito, devi uscire!".

martedì 14 febbraio 2012

La retorica del pietismo

Ho trovato su facebook un post che ha attirato la mia attenzione. Una foto con un messaggio sinistro e minaccioso nascosto sotto una patina di buonismo. Una specie di minaccia per nulla velata. Lì per lì sono rimasto perplesso perchè c'era qualcosa che mi sfuggiva. Come un senso di disorientamento. Poi ho realizzato.


Vorrei che la pietà per i cani abbandonati si ritrovasse prepotentemente anche nei confronti degli esseri umani che vivono e muoiono per strada. Pare invece che per gli uomini non si usi lo stesso metro di caritatevole pietà... Quanta gente è morta in Italia e in Europa con l'ondata di freddo di questi giorni? Non ho mica visto post su facebook a questo proposito..... Qualcuno mi spieghi se fa più pena un cane al freddo piuttosto che un barbone per strada. Perchè devo leggere messaggi di questo tipo mentre per tanti esseri umani che muoiono di fame e di freddo, ma anche di caldo o di disagi e di malattie di ogni tipo pare quasi che regni l'indifferenza più assoluta? Esiste una priorità nell'umana pietà e nel senso di carità? Pietà per pietà, randagio per randagio, viene prima un uomo o un cane?

P.S.: naturalmente do per scontato che un padrone che abbandona il suo cane è una carogna. Il punto è un altro e spero di averlo espresso chiaramente senza fraintendimenti. Lo dico da "padrone" di un cane.

domenica 12 febbraio 2012

Libri. L' "Uselanda", la "Stopina", il "Biglia" e altre storie...

Una finestra vistalago
di Andrea Vitali


Sì, ancora Andrea Vitali, ancora Bellano e ancora il lago di Como. Difficile farne a meno finchè ci sarà ancora qualche romanzo da leggere e finchè l'autore conserverà la sua felicissima vena.
Questa volta la storia si avvicina nel tempo, trattandosi principalmente di vicende degli anni 60-70 e prende spunto da un'omonimia diffusa, cosa molto frequente specie nei piccoli centri dove è facile trovare diverse persone pur (apparentemente...)  non imparentate tra loro con lo stesso cognome e addirittura con lo stesso nome di battesimo.
A Bellano gli Arrigoni Giuseppe si sprecano ed è fatale che qualche equivoco ci scappi. Tradimenti, figli indesiderati, matrimoni quasi riparatori, politica e amore si intrecciano in un paese che dagli anni venti agli anni settanta ne vede di cambiamenti, ma resta pur sempre un paese sulle rive del lago di Como. Come la stessa Italia che  negli stessi anni attraversa cambiamenti epocali, ma resta pur sempre una nazione con una base culturale popolare e provinciale alle prese con i piccoli grandi problemi di sempre.
Ancora una volta la grande maestria di Andrea Vitali è quella di riuscire ad intrecciare le vicende del paese-Bellano e del paese-Italia con le storie personali dei suoi personaggi. Ed è così, per esempio, che ci parla dell'alluvione in Polesine o della nascita e affermazione fuggevole del vecchio PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria... gli ultra cinquantenni come me forse se lo ricorderanno) da una costola del vecchio PCI (Partito Comunista Italiano), cogliendo lo spunto dalle diatribe personali e dalla voglia di affermazione dell'operaio del locale cotonificio o del medico condotto. Accanto al canovaccio principale Vitali innesta con altrettanta maestria e inventiva tanti personaggi di contorno che sono dei veri e propri camei. Preziose chicche come il Biglia chiamato così per quel suo occhio di vetro, l'Uselanda che fa il mestiere ed sospettata di diffondere il temuto "mal francese", o la Stopina, la vecchietta sempre moribonda che non si decide a mai ad esalare l'ultimo respiro... Piccole storie per raccontare una grande storia, quella dell'Italia che negli anni 50 usciva dalla guerra e si avventurava su un percorso lungo e difficile che porta fino ai giorni nostri. Il libro, ed è questo uno dei pregi maggiori,  finisce quindi per essere anche un pezzo di storia d'Italia osservata da una finestra vistalago...
-

sabato 11 febbraio 2012

Film visti. "Buona la prima", ma non la seconda...

BENVENUTI AL NORD
Regia di Luca Miniero
Con Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, Paolo Rossi, Valentina Lodovini.

Voto: 1 su 5


Immancabile il sequel del fortunato e divertente Benvenuti al sud. Ma come prevedibile, non all'altezza del precedente. Poche idee nuove, storia pressochè inesistente, serie di scketch tenuti insieme con il bostik che non sempre strappano il sorriso. Parti secondarie alle due mogli dei protagonisti (Finocchiaro e Lodovini), ed è un peccato perchè nel precedente episodio erano forse tra i personaggi più riusciti del gruppo. La Finocchiario si esibisce anche in una particina strepitosa impersonando la suocera di Bisio che considera terronia tutta la periferia sud di Milano.... Divertente Paolo Rossi,  ma tremendamende vicino alla demenziale realtà aziendale, che porta sullo schermo un alto dirigente di Poste Italiane con manie di innovazione e ottimizzazione del lavoro dei dipendenti. Un progetto rivoluzionario che è tutto un programma: E.R.P.E.S........!!!

Ma scketch cabarettistici a parte, del film non rimane granchè. Pensate che il film arriva ad autocitarsi con qualche scena della precedente pellicola. Peggio di così.....

lunedì 6 febbraio 2012

Guzzi California 1400 e Aprilia Caponord 1200... per sognare

Sono state presentate in anteprima le nuove proposte del gruppo Piaggio durante la convention di Montecarlo, riservata ai concessionari della casa. Si tratta della nuova endurona stradale marcata Aprilia -la Caponord 1200- e della inedita Moto Guzzi California 1400.
Nuova Aprila Caponord 1200 (bellissima!)
Note tecniche lette qua e là (rivista specializzata "Dueruote"...): L'Aprilia Caponord 1200 – in base alle prime immagini divulgate – sembra sviluppata sulla base tecnica della Dorsoduro 1200 da cui riprende il telaio misto (a traliccio e piastre fuse), le sospensioni e i cerchi da 17". Il look è chiaramente improntato alle sportive di casa, soprattutto per quello che riguarda il frontale. Evidente la principale destinazione stradale di questa on-off e l'attitudine turistica: la sella è molto ampia, le maniglie del passeggero sono integrate nella struttura del portapacchi e nel codino sono visibile gli attacchi per le borse dedicate. Non mancano i paramani e il parabrezza regolabile.
Nuova Guzzi California 1400 (fascinosa...)
L'altra novità è la Moto Guzzi California 1400. Il look è davvero appariscente grazie a scelte coraggiose e dettagli di stile: spiccano i cerchi, la silhouette bassa e lunga, la sella monoposto e il doppio ammortizzatore a gas. Gli indicatori di direzione posteriori sono integrati nel parafango. Il motore è cresciuto di cilindrata anche se il basamento appare parente stretto di quello già esistente.

Considerazioni da appassionato motociclista. Finalmente qualcosa si muove. Finalmente Piaggio tira fuori qualche novità in un panorama italiano ormai asfittico e subalterno a tedeschi e giapponesi. Ma ci voleva tanto? E' da anni che da Aprila ci si aspettava una nuova endurona stradale senxza mai concretizzare niente di niente. OK, sono rivisitazioni di modelli già esistenti, nulla di veramente nuovo sotto il sole, ma almeno arriva un segnale di vita... E' mai possibile che il gruppo Piaggio riesca a produrre solo scooter e ciclomotori per girare in città o sulle tangenziali? E le moto, quelle vere, con la M maiuscola e un'anima fatta per viaggiare e girare il mondo?
Grintosa e imponente la nuova 1400

Ho ancora un sassolino da sfilarmi dalla scarpa. Se si provano a leggere i primi commenti dei lettori delle riviste specializzate balzeranno agli occhi le stroncature a nastro dei due modelli. Le due novità sono ritenute brutte e inguardabili. D'accordo che i gusti son gusti (de gustibus non disputandum est...), ma questi giudizi così lapidari puzzano di "moda" e conformismo lontano un miglio. Anzi direi che odorano di preconcetti e asservimento mentale all'industria estera e tedesca in particolare. Infatti il termine di paragone è la solita BMW. Qualunque cosa che immette sul mercato la casa bavarese è il non plus ultra della bellezza estetica e della perfezione tecnologica. Ma è davvero così?
Maxi Scooter BMW 650 GT (bruttissima!)
Date un'occhiata al nuovo maxi scooter della BMW. Vi sembra bello esteticamente? Elegante, filante, seducente? A me no. Tutt'altro. Linee pesanti, goffe e panciute. Ma siccome è BMW nessuno osa dire nulla e tutti i commenti sono allineati e coperti a glorificare il genio tedesco. Al contrario tutto ciò che è italiano è da buttare. Sarebbe ora di finirla col distruggere per partito preso i prodotti di casa nostra e santificare i tedeschi qualunque cosa facciano.Qui accanto ci sono le foto dei tre veicoli citati. A voi il giudizio estetico. Quello di guida è impossibile perchè sui tratta di anteprime e i tre modelli non sono ancora in commercio.

domenica 5 febbraio 2012

Neve a Roma: si salvi chi può!

Il Foro romano sotto la neve

Sembra una barzelletta, ma è la (triste) realtà romana (e italiana). A Roma, caput mundi, nevica e la città va in tilt. Collasso completo e totale. Traffico bloccato, uffici chiusi, scuole sbarrate, studenti a casa. Catastrofe ambientale? Emergenza atomica, invasione aliena? No, semplicemente nevica, governo ladro!
Obbligo delle catene da neve e delle gomme termiche (ma dalla Toscana in giù pare che non sappiano nemmeno cosa siano...). Chiusi uffici pubblici e scuole. Corse degli autobus, soprattutto nella zona nord della capitale, ridotte del 75%. Taxi introvabili. Solo il servizio della Metro A e B funziona regolarmente. Roma ieri si è svegliata sotto una coltre di neve di almeno 10 centimetri (!!!), con zone che hanno abbondantemente superato i livelli della storica nevicata del 1985. Venerdi la capitale aveva solo assaggiato un anticipo la perturbazione siberiana, con alcune zone praticamente sgombre di neve e altre appena imbiancate (Eur, Roma sud). Il traffico cittadino ne ha comunque risentito, soprattutto lungo l’intero anello del Raccordo Anulare, la Tangenziale Est e il centro cittadino. Nella notte, la situazione è peggiorata con l'accentuarsi della nevicata. Roba da 10-15 cm. ma sufficiente a creare gli sconquassi ormai ben noti. E qui comincia la barzelletta.
Il sindaco Alemanno non trova di meglio che prendersela con il meteo che a suo parere non era abbastanza esplicito nel prevedere le nevicate che hanno messo in ginocchio la capitale.Non è nemmeno sfiorato dall'ipotesi che la sua amministrazione, l'apparato municipale, chi di dovere sia inadeguato o impreparato o semplicemente si sia sottovalutata la situazione. No, la colpa è sempre di qualcun altro (in Italia in generale, figuriamoci a Roma).
Metri e metri di neve hanno sepolto la città "eterna"?? No, macchè. Una quindicina di centimetri. Sì, appena una quindicina di centimetri hanno bloccato e mandato in tilt una metropoli di milioni di abitanti; non in qualche paese del terzo mondo africano, ma nell'Italia di oggi, che è una delle grandi nazioni-guida dell'Occidente.
Ovviamente se nevica la colpa deve essere necessariamente di qualcuno. Il sindaco Alemanno ha pensato bene di cercare lo scaricabarile nella struttura della Protezione civile, accusandola di non aver dato l'allarme in modo adeguato. Peccato che da giorni e giorni tutti gli organi di informazione italiani stessero martellando l'opinione pubblica dell'imminente avvicinarsi del maltempo, delle nevicate e delle temperature polari senza precedenti. L'Italia intera da giorni e giorni non parla d'altro; le news di radio, tv e giornali, le chiacchiere dell'uomo comune sul freddo boia che attanaglia la penisola hanno preso il sopravvento sulle proteste dei tir e dei taxisti, sullo spread e sulla politica, ma l'Alemanno per preoccuparsi seriamente del maltempo a Roma aspettava chissà quale comunicazione speciale ed esclusiva diretta alla sua augusta persona. Bastava mettere il naso fuori dalla finestra e volgere lo sguardo al cielo. Si sarebbe accorto che faceva freddo e l'aria chiamava neve. A casa mia si chiama buon senso, previdenza, esperienza, saggezza... al Campidoglio di Roma per pensare che possa nevicare aspettano la velina dalla Protezione civile. Che pure il suo comunicato di avviso di maltempo e perturbazione in arrivo l'ha anche fatto. Ma non come sarebbe piaciuto ad Alemanno che evidentemente voleva in allegato al bollettino meteo anche un campione fisico da toccare con mano di quello strano materiale freddo e impalpabile di colore bianco che al caldo si scioglie, volgarmente chiamato "neve".
Non c'è molto altro da aggiungere. S.P.Q.R. = Sono Pazzi Questi Romani (il sindaco e gli amministratori comunali, non i cittadini loro vittime...).