lunedì 31 ottobre 2011

Film visti. Cow boys, indiani e alieni, gran fritto misto à la carte

Cowboys & Aliens
Un film di Jon Favreau. Con Olivia Wilde, Harrison Ford, Daniel Craig.
Voto: 1 su 5
Un filmetto e niente più. Un  western con l'innesto di una vena di fantascienza. Un guazzabuglio indecente spiattellato al cinema con dovizia di nomi importanti senza vergogna alcuna.
Nel tipico villaggio del Far West i personaggi ci sono tutti: lo sceriffo, il saloon con pianista, il figlio di papà piantagrane e viziato, il boss del paese che spadroneggia indisturbato e la ciurma di poco di buono che lo spalleggiano... Finchè non arriva uno straniero, naturalmente misterioso e silenzioso. Una specie di faccia-di-pietra brutta copia di Clint Eastwood di leoniana memoria, interpretato da Daniel Craig, attuale titolare fisso del ruolo di 007/James Bond. Succede che il cow boy misterioso sia stato colpito da amnesia e non ricordi nulla. Ma questo non gli impedisce di cacciarsi nei guai appena arrivato in paese andando a pestare i piedi al figlio di papà. Il paparino (un patetico Harrison Ford) arriva a spron battuto per mettere al sicuro il pargolo, quando all'improvviso dal cielo arrivano delle macchine volanti paurose e seminatrici di morte. Noi smaliziati spettatori avvezzi a qualunque cosa ci passi uno schermo cinematografico ci mettiamo due secondi per inquadrare la situazione, ma per quei rustici cow boy di metà '800 la cosa non è affatto facile, nè intuitiva. In aggiunta, chi guida quelle macchine volanti ha anche il brutto vizio di rapire gli umani prendendoli al lazo proprio come dei cow boy. Cosa manca al menu? Ma la bellona del villaggio e gli indiani pellirosse, naturalmente. Tutti insieme, in stile armata brancaleone versione far west, si lanciano in una lotta senza quartiere con gli alieni malvagi e razziatori. Pistole, archi e frecce contro raggi della morte e astronavi... Come andrà a finire?
Olivia Wilde
Se volete provare a indovinare fatelo pure, ma non sforzate troppo il cervello. Il finale è un capolavoro di prevedibilità...

Il film meriterebbe più o meno uno zero, ma con molta generosità elargisco un "1" in virtù della fulgida bellezza di Olivia Wilde, assurdamente fuori ruolo nei panni della aliena "buona". Con uno sguardo torbido e ambiguo come il suo, il ruolo perfetto per lei è quello di sensualissima dark lady a vita. Una delle più belle attrici in circolazione. Quanto a bravura, mi riserverei il diritto di non rispondere per valutarla in film e ruoli più credibili.
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domenica 30 ottobre 2011

Film visti. Cheyenne, il bambino che c'è in noi

 This must be the place

Regia di Paolo Sorrentino, con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton

[Voto: 4 su 5]
Cheyenne (uno splendido Sean Penn), di famiglia ebrea, è una ex rockstar ormai in disarmo da oltre trent'anni. Una vita agiata regalatagli dai successi ottenuti sul palco in compagnia di mostri sacri come Mick Jagger (era lui che voleva cantare con me...); una personalità indecifrabile a metà tra la noia e la depressione.  Un uomo-bambino con una maschera che lo mette al sicuro dal confronto con la realtà adulta fatta di ombretto, rossetto e unghie laccate. Un freakkettone, si sarebbe detto un tempo. Quel tempo erano gli anni '80, quelli di David Byrne e dei grandi Talking Heads che fanno da colonna sonora portante a tutto il film, ma ai quali Cheyenne sembra essere saldamente aggrappato. Un bozzolo al cui interno il protagonista passa, proprio come un bambino, dalla ingenuità disarmante e infantile alla voglia inesauribile di conoscere, di capire. In una parola: curiosità. Come se ad un certo punto mettendo il naso fuori dal suo bozzolo protettivo si fosse reso conto di essersi perso qualcosa per strada. Ma quel qualcosa è la sua vita, la vita degli altri, di suo padre, del mondo. Cito a memoria: "C'è un momento nella vita in cui si giunge all'età in cui non si pensa più a quello che si farà, ma si fanno i conti con quello che si è fatto".  Forse il personaggio Cheyenne si potrebbe riassumere in queste poche battute: semplicemente fulminante.
L'elemento scatenante che da la svolta a tutta la vicenda è la morte di suo padre, dopo una vita trascorsa nell'indifferenza reciproca. Salvo poi convincersi che un padre non può non amare suo figlio e rimpiangere lui stesso di non avere avuto figli da poter amare. Ed è il bisogno di recuperare quel rapporto mai avuto e il suo ricordo che lo spingono a tornare in America per completare l'opera di suo padre alla ricerca di un ex gerarca nazista.
Sentendo in giro i giudizi di chi lo aveva visto, mi ero fatto l'idea del solito film lento e inconcludente. La solita pizza intellettualoide. Tutt'altro. Le due ore passano in un lampo e sono assolutamente coinvolgenti. Cheyenne riesce a calamitare l'attenzione di tutti coloro che gli vengono a tiro. Il suo modo di fare è sincero e fa breccia con tutti. Perchè nessuno dopo la prima dubbiosa occhiata riesce a diffidare di lui nonostante il suo aspetto esteriore fuori dall'ordinario. La narrazione è assolutamente coinvolgente, i personaggi sono deliziosi e tratteggiati con mano felicissima. Sorrentino mi ha letteralmemnte ammaliato, stupito e affascinato. Eppure il suo Divo (film biografico del 2008 su Giulio Andreotti) non mi aveva per niente convinto nonostante le lodi sperticate ricevute. Qui rivela invece un tratto registico geniale e coraggioso nel raccontare una storia non facile che si dipana tra Europa (Dublino) e America (quella rurale, delle pianure sterminate). Decisamente luoghi molto distanti e diversissimi tra loro, ma distanti anche dal napoletano purosangue Sorrentino. Invece il film è un gran film. Che merita di essere visto, magari avendo l'accortezza di portarsi un blocchetto notes per prendere appunti. Non sono impazzito. La sceneggiatura è ricca di battute e dialoghi/riflessioni che vale la pena annotarsi e ricordare. Sarebbe un peccato dimenticarle dopo averle gustate e apprezzate durante il film.
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giovedì 27 ottobre 2011

Belen o non Belen. This is the problem...

Tema leggero, giusto per sdrammatizzare un po' l'atmosfera tetra di questi giorni di crisi economica e di stallo politico (si è sfiorata la blasfemia arrivando a parlare di possibile crisi di governo...!) sempre più incombente. E per di più con le risatine di Sarkozy e la Merkel a rincarare la dose.
Il tema è Belen Rodriguez, nota frequentatrice di riviste di gossip dalle scarse doti artistiche, ma dalla grande avvenenza. In sintesi, una gran bella "figliola". Notare il termine volutamente arcaico per sottolineare il suo aspetto. Bella e dunque desiderata, ambita e sognata. In tutti i modi e in tutte le posizioni da una decina di giorni a questa parte...

Sono giorni e giorni che in ufficio, davanti alla macchinetta del caffè, a qualunque ora, che sia mattino o dopopranzo, l'argomento principale dei caffeinomani di sesso maschile è il porno video di Belen. E' in rete da circa una settimana ed ha letteralmente spopolato. A patto di trovarlo sul web. Perchè è tuttaltro che facile. Si viene sbattuti da un sito all'altro senza mai arrivare al "sodo". In alternativa non resta che farselo raccontare dai pochi che sono riusciti a scovarlo in rete.

sabato 22 ottobre 2011

Fotografata la Madonna di Medjugorje!

Domenica scorsa, 16 ottobre. Jesolo, famosa e frequentatissima località turistica sul litorale veneto. Stagione estiva ormai passata e dimenticata, ma parecchia gente in giro approfittando del clima piacevolmente mite del periodo. Riunione pubblica di fedeli della Madonna di Medjugorje (Boznia Erzegovina, ex Jugoslavia). Gli organizzatori e promotori dell'incontro sono tutti cittadini jesolani che, reduci dal pellegrinaggio a Medjugorje, hanno voluto ricreare la stessa atmosfera in un palaturismo divenuto una grande chiesa per l'occasione straordinaria.
La presunta apparizione della Madonna
Un sacco di gente che partecipa a messe, preghiere, canti, omelie. Finchè qualcuno non alza gli occhi al cielo e vede o crede di vedere una figura femminile in preghiera che si staglia sullo sfondo azzurro.
Tutti, nel giro di pochi minuti, vedono la stessa cosa (o si convincono di vederla?) e qualcuno tira fuori l'immancabile macchina fotografica e immortala l'evento. Lo vedete nella foto qui accanto. Un'immagine  un po' sottoesposta nella parte bassa, molto luminosa nella parte alta. E in mezzo al cielo una macchia biancastra, allungata e dai bordi frastagliati. Quella, secondo i seguaci/fedeli che credono nelle apparizioni di Medjugorje, non è una nuvola di passaggio o un riflesso di qualche tipo. No. Non è neanche un UFO di passaggio. E' l'immagine della Madonna in preghiera. Tutti d'accordo, ovviamente.Senza incertezze.  A nessuno è venuto il dubbio che potesse essere una nuvoletta dalla forma strana. Non esiste proprio.  No, tutte certezze granitiche: è la Madonna. A posteriori nemmeno qualche piccolo dubbio che la foto possa essere stata sottoposta a qualche fotoritocco, giusto per sgrezzarla un pochino? No, assolutamente. Quella macchia bianca nella foto è la Madonna. Se lo dicono loro che a Medjugorje ci sono stati di recente chi oserebbe mai metterlo in dubbio? Comunque, sia ben chiaro, niente a che vedere con le apparizioni sul sito originale oltre frontiera. Da quelle parti si assiste ad apparizioni coi fiocchi, con effetti speciali straordinari. Pare che di sovente il sole, se fissato a lungo, cominci a roteare come una trottola. Straordinario. Segno divino senza alcun dubbio. Il tutto davanti a migliaia di testimoni sicurissimi di ciò che hanno visto. Lo dice anche il "famoso" giornalista Paolo Brosio (quello martirizzato da Emilio Fede al Tg4 al tempo di Mani Pulite davanti al Palazzo di Giustizia di Milano), che di recente è diventato un convinto sostenitore delle apparizioni di Medjugorje. Ha anche scritto un libro sull'argomento. Molto venduto, ovviamente. Tutti fedelissimi della Madonna con naso all'insù, plaudenti e credenti. Ovviamente.

Che dire, che pensare di fronte a fatti del genere? Certo, ognuno è libero di credere in ciò che vuole. Credere aiuta a convivere con la propria umanità che anela giustamente a nutrirsi di spiritualità, credere aiuta ad avere fiducia nel futuro e a vivere meglio il presente. Avere fede è importante. Poi, in coscienza, ognuno potrà avere fede in ciò che più gli piace o lo convince a seconda della religione abbracciata. Forse anche chi si professa ateo ha fede. Ha fede che davvero un dio non esista. E' fede anche questa versione negazionista, ancorchè comunque indimostrabile, come il suo esatto contrario. Ma di certo ci vuole misura, ragionevolezza, buon senso e prudenza anche nel credere. Criteri che hanno qualcosa a che spartire con la fede, che in quanto tale non ha categorie logiche a governarla? Difficile dare una rispoosta per chi non abbia importanti frequentazioni con l'alta filosofia. Ma è la Chiesa stessa che prende le distanze da questi fenomeni miracolistici di massa. Saggiamente, aggiungerei. Va bene credere; va bene ritenere che possa esserci un filo diretto tra la divinità e gli esseri umani; va bene tutto o quasi tutto. Ma se ogni nuvoletta in cielo o macchia su una fotografia dovesse essere interpretata come manifestazione divina, non sarebbe più finita. In fin dei conti viviamo nell'era di Photoshop...

domenica 16 ottobre 2011

Libri. Y O U A R E T H E E V I L (Tu sei il male)


Tu sei il male
di Roberto Costantini

Tu sei il male, non solo una vicenda poliziesca ottimamente articolata in un gioco raffinatissimo di incastri, ma anche un pezzo di storia d'Italia lungo 24 anni. Un libro da non perdere. E non meravigliatevi dello strano titolo di questo post (chi ha letto il libro ha già capito...).

Roma, 11 luglio 1982. La sera della vittoria italiana al Mundial spagnolo Elisa Sordi, giovane impiegata di una società immobiliare del Vaticano, scompare nel nulla. L'inchiesta viene affidata a Michele Balistreri, giovane commissario di Polizia dal passato oscuro. Arrogante e svogliato, Balistreri prende sottogamba il caso, e solo quando il corpo di Elisa viene ritrovato sul greto del Tevere si butta a capofitto nelle indagini. Qualcosa però va storto e il delitto rimarrà insoluto.
Roma, 6 luglio 2006. Ancora una volta finale dei Mondiali di calcio, 24 anni dopo. Mentre gli azzurri battono la Francia in Germania, Giovanna Sordi, madre di Elisa, si uccide gettandosi dal balcone.
Una vicenda che si racchiude nell'arco di 24 anni, durante i quali l'Italia si traforma. Dagli anni di piombo del terrorismo si passa agli anni del berlusconismo, dell'immigrazione, dei clandestini, del malessere di un'intera società che diventa insofferente e intollerante nei confronti della massa di stranieri che si riversano nel paese. Un'Italia non più alle prese con organizzazioini armate di terroristi sovversivi, ma con bande di delinquenti e di disperati disposti a tutto.
In breve si scopre che tra le due morti c'è una storia sommersa che il commissario Balistreri porta progressivamente alla luce, attraverso indagini non facili e spesso ostacolate da forze segrete e ostili. Indizi e testimonianze che gli permettono di riallacciare i fili della memoria e ricondurre le vicende del 1982 a quelle del 2006.

sabato 15 ottobre 2011

Criminali in piazza tra gli Indignados

Indignados in piazza oggi a Roma. Una manifestazione che voleva essere di legittima protesta non violenta è stata trasformata in guerriglia. La prima domanda che sorge spontanea è come sia possibile che le forze dell'ordine non siano state in grado di arginare subito e con la dovuta durezza i black bloc la cui presenza era annunciata da giorni e giorni? La conseguenza è che, non adeguatamente contrastati, questi delinquenti infiltrati hanno fatto ciò che hanno voluto per tutto il pomeriggio scatenando una vera e propria guerriglia in piazza San Giovanni, luogo storico delle manifestazioni sindacali e democratiche, e in altre zone della Capitale. Altra conseguenza è che la legittima protesta di tanti giovani  (i nostri figli) sulla cui pelle si sta scaricando la crisi economica e politica attuale è stata oscurata dalla violenza criminale di alcune centinaia di delinquenti.

lunedì 10 ottobre 2011

Steve Jobs o Stefano Lavori, non è la stessa cosa

Hai voglia ad essere nato genio... Se non si nasce nel posto giusto e al momento giusto, non basta avere delle idee più che brillanti e innovative per sfondare. Ci vuole anche la fortuna di trovare le condizioni giuste per mettere in pratica il genio che cova sotto la cenere.
E' questa la tesi di un giovane blogger napoletano che riscrive provocatoriamente la vita di Steve Jobs immaginando che invece della California la sua terra di nascita sia Napoli, Italia. Il suo blog, dopo la pubblicazione del post, ha registrato punte di decine e decine di migliaia di accessi. Un successo travolgente non senza polemiche. Le accuse dei suoi detrattori sono di calcare la mano sul solito piagnisteo depressivo e autoassolutivo dei bamboccioni italiani che non riescono a sganciarsi dalla famiglia. Ma siamo sicuri che sia proprio così e che invece il blogger Menna non abbia visto giusto?
Ecco il suo racconto.


martedì 4 ottobre 2011

Film visti. Driver, il duro dal cuore tenero

Drive
Regia: Nicolas Winding Refn  (Miglior Regista Cannes 2011)
Cast: Ryan Gosling, Carey Mulligan, Bryan Cranston

[Voto 4 su 5]




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"Dammi ora e luogo e ti do cinque minuti: qualunque cosa accada in quei cinque minuti sono con te, ma ti avverto, qualunque cosa accada un minuto dopo sei da solo. Io guido e basta!"
La filosofia di Driver è questa. E la esprime in maniera chiara e inequivocabile al momento di accettare un nuovo lavoro: guidare un'auto dopo una rapina per assicurare la fuga ai malfattori. Insomma, ti do il massimo ma non voglio impicci di nessun tipo. Uno che di certo non si fa coinvolgere dagli altri, che ci tiene a delimitare ruoli e compiti, con fredda professionalità. I primi dieci minuti del film mostrano in maniera splendida il concetto di impermeabilità del personaggio. Poche parole da parte di Driver, ma molta efficienza. Quindi obiettivo raggiunto. Ma Driver (non viene mai chiamato per nome) ha anche una attività pulita da svolgere alla luce del sole, meccanico d'auto e stuntman cinematografico. Una simbiosi a tutto tondo fra lui e le auto.
Succede che il suo freddo distacco dagli altri e la sua impermeabilità vengono meno nel momento in cui fa conoscenza con la giovane vicina di casa (Irene), mamma di un bimbo in tenera età. Un affetto o addirittura un amore manifestato con lunghi silenzi, gite in campagna e serate passate davanti alla tv con quell'embrione di famiglia della porta accanto. Senonchè spunta fuori il marito di Irene appena uscito di prigione e naturalmente Driver si fa da parte. La frequentazione continua, sia pure con modalità diverse. Ed è così che si apprende che l'ex carcerato è ricattato da una banda di malviventi per la restituzione di una ingente somma, pena ritorsioni sulla moglie e il figlioletto. A questo punto entra in azione Driver.

domenica 2 ottobre 2011

Film visti. Cinesi a "Ciosa"

Io sono Li
Regia di Andrea Segre. Con Zhao Tao, Rade Sherbedgia, Marco Paolini, Roberto Citran, Giuseppe Battiston.

Voto 4 su 5

Ohibò. All'improvviso il cinema italiano scopre i migranti. Se n'è accorto un tantino in ritardo, ma se n'è accorto. Può essere solo un caso che in questo periodo ben tre film in programmazione nelle sale italiane trattino del tema migranti? Certo, con varie sfaccettature e sfumature, con diverse angolazioni e sensibilità artistiche, ma pur sempre lo stesso tema: l'accettazione e l'integrazione degli immigrati in Italia. Terraferma di Crialese (candidato ufficiale italiano all'Oscar), Cose dell'altro mondo di Patierno e questo splendido Io sono Li di Andrea Segre sono i tre film a tema. Terraferma purtroppo mi è per ora sfuggito, essendo già quasi scomparso dalla circolazione sebbene Premio speciale della giuria a Venezia. Uno dei misteri dolorosi della distribuzione cinematografica italiana. Film di qualità, con importanti riconoscimenti che letteralmente spariscono o quasi dalle sale dopo pochi giorni di programmazione. Quando riescono ad arrivarci, nelle sale.... E comunque relegati a cinema di nicchia, non certo alle grandi multisala del circuito. Vabbè, questo è un altro discorso, che comunque va fatto.

sabato 1 ottobre 2011

Libri. L'arte della briscola come maestra di vita (al Bar Lume)

La briscola in cinque
di Marco Malvaldi




Un piccolo libro di genere noir con risvolti divertenti nonostante si parli di omicidi. Lo stile è fresco e vivace, come si addice ad un giovane autore (Malvaldi è del 1974).
La vicenda si svolge in un paese immaginario della costa toscana, Pineta. Località turistica e molto frequentata durante la stagione, decisamente più sonnacchiosa e tranquilla nel resto dell'anno. Ambientazione prevalente, il bar di Massimo, il protagonista. Un personaggio arguto e con un'indole da provocatore che fa il "barrista" (con due erre) perchè baciato dalla fortuna che gli ha fatto vincere una grossa somma al Totocalcio con cui ha acquistato il locale. Ma è un barrista-filosofo a cui piace dire di no alle comande dei clienti se non gli garbano, magari facendo contemporaneamente un pediluvio per alleviare l'afa estiva.